Biowatching
Il termine biowatching, letteralmente “osservazione della vita” è nato da un’idea di Francesco Mezzatesta ed è la naturale evoluzione del birdwatching (dedicato all’osservazione degli uccelli). Il biowatching si può riassumere con la frase: “percepisco ogni cosa mentre cammino”; è un modo per esplorare con tutti i sensi, prendendo appunti, facendo fotografie o schizzi, consultando mappe e manuali, senza preoccuparsi di raggiungere una meta, come si farebbe nel trekking tradizionale. Lo scopo è di effettuare un’escursione lenta, concentrandosi sui particolari: un fiore, un insetto, una roccia, il canto di un uccello, un profumo… Le prime volte è consigliabile farsi aiutare da una guida esperta, infatti non è così scontato sapere dove osservare o cosa ascoltare: pur essendo abilità innate sono andate perse, soprattutto negli adulti di città, ma sono ancora molto sviluppate nei bambini, provare per credere!
Questa attività ricreativa è in realtà la trasposizione ludica di ciò che farebbe uno scienziato intento a valutare le caratteristiche di un ambiente naturale. Studiare la diversità biologica è uno strumento essenziale per poter proteggere un luogo e anche se praticata in modo amatoriale, una volta acquisite le necessarie competenze, è possibile partecipare attivamente a progetti di ricerca sul campo, supportando botanici, ornitologi, ittiologi, ecc. Esistono anche piattaforme digitali per condividere dati utili come: https://www.ornitho.it/ oppure https://www.inaturalist.org/home, che ha una pagina dedicata alle nostre Torbiere.
C’è un breve testo, del grande zoologo Danilo Mainardi, che ci fa capire bene cosa sia il biowatching:
Esistono due modi di possedere gli animali: c’è quello socio affettivo che è adatto per il cane, il gatto, il canarino, e quello del possesso puramente intellettuale, dove prevale la memoria, l’esperienza, il distacco. E questo è il modo in cui è possibile (e bello) possedere i selvatici. Ciò che mi porto a casa, che rimane mio è, se vogliamo dire qualcosa di concreto, l’annotazione, la fotografia, il filmato. Loro, gli animali, sono rimasti là, loro non devono sapere niente. E sono tanti e diversi: le marmotte delle alte praterie, le aquile, gli aironi, i delfini. Sono le migrazioni delle farfalle, le battaglie delle formiche schiaviste. Non c’è limite agli spettacoli, e ciascuno può sviluppare la sua curiosità. Viaggiando o non viaggiando, perché già subito fuori casa è possibile attuare l’esercizio dell’osservazione e raccogliere la remunerazione della scoperta. […] L’importante è accendere (recuperare?) la curiosità; e quando la sera, stanchi e abbronzati, si tornerà a casa chiedendosi cos’era quella farfalla o che significava quello strano comportamento di un ermellino, di una marmotta, di un picchio, ci verrà la voglia, la mattina dopo, di andare in libreria, di comprarci qualche guida, qualche testo facile di etologia. È così che ci si trasforma da dilettanti incompetenti in dilettanti competenti. L’importante è che rimanga il diletto; ma quello rimane, statene certi. (D. Mainardi)
Strumenti:
Binocolo, taccuino, lente, mappe cellulare con App come PlantNet, Ornitho.it o iNaturalist.
Pubblicazioni della Riserva: Quaderno di campo, Le libellule delle Torbiere del Sebino