Tutelare la natura
Focus sulla tutela e conservazione dell’ambiente
Mai come in questo periodo storico ci siamo resi conto dell’importanza della tutela degli habitat naturali.
Le principali minacce alla biodiversità sono dovute a distruzione, degrado e frammentazione degli habitat. Per distruzione il concetto è chiaro: eliminazione completa di un ambiente naturale per far posto a strutture antropiche, quali ad esempio centri commerciali, industriali o residenziali; il degrado rappresenta invece una perdita di integrità di un habitat a causa di inquinamento, immissione di specie esotiche, eccessivo disturbo antropico, che si tramuta nella crescente impossibilità di sostenere la vita delle specie presenti; infine la frammentazione, ovvero la suddivisione di un unico ecosistema in aree più piccole, separate da strade o infrastrutture artificiali che impediscono il collegamento fra un habitat e un altro. Questo è un fattore molto grave che ha colpito anche il nostro territorio, in particolare quando la Riserva ha perso la connessione con il Lago d’Iseo: sarà basilare, in futuro, preservare dal cemento ogni ambiente ancora rimasto tra queste due realtà naturali.
Perché è importante preservare le zone umide?
Le zone umide, e in particolare le paludi, sono tra gli habitat più minacciati del pianeta. Negli ultimi 100 anni in Europa questi habitat sono scomparsi per il 90%, tanto è vero che l’Unione Europea ha messo a punto una Strategia europea per la Biodiversità, la cui missione è “portare la natura al centro delle nostre vite” nella quale si sottolinea l’importanza di salvaguardare le zone umide.
Le paludi, come la nostra, svolgono molteplici funzioni fondamentali per l’equilibrio ecologico di tutto il territorio: controllano le inondazioni, effettuano un’efficace fitodepurazione delle acque trattenendo sostanze inquinanti sia organiche sia chimiche, bloccano la dispersione di anidride carbonica, talvolta in misura maggiore delle foreste, regolano il microclima. Da esse dipende la vita di specie di uccelli minacciati di estinzione, ma offrono anche, se gestite correttamente, altri servizi diretti all’uomo come la possibilità di fare turismo naturalistico, attività di ricerca e monitoraggio o di educazione ambientale.
Uomo e Natura
Esiste anche un altro importante motivo che ci spinge a preservare l’integrità dei nostri ecosistemi: è ormai dimostrato che la frequentazione di luoghi naturali sia essenziale per una corretta crescita psicofisica dei nostri ragazzi, fin dalla più tenera età, e di come la frequentazione della natura sia importante per la salute fisica e mentale di tutti noi.
La salvaguardia della biodiversità, anche all’interno delle aree protette, sarà possibile solo se si riuscirà a ricreare quel legame con la natura che pare essersi ormai spezzato in molte comunità umane, sempre più urbanizzate. I parchi e le riserve offrono la possibilità di osservare e comprendere lo svolgersi dei processi naturali, la diversità e la ricchezza delle forme di vita le quali, a loro volta, ci conducono al reale desiderio di amare e conservare gli ambienti naturali, non per un mero scopo utilitaristico ma per il loro valore intrinseco.
“La connessione con Gaia (la madre Terra) sembra affondare le proprie radici nella biofilia, l’innata tendenza degli esseri umani a essere attratti dalle diverse forme di vita e dal desiderio di entrare in relazione emotiva con esse. La biofilia è innata ma non è istintiva (…) se il rapporto (diretto con la natura n.d.a.) si affievolisce o si interrompe la biofilia non si sviluppa e viene perduto un intero ambito della vita psichica della persona”
Barbiero, Ecologia affettiva.
Com’è tutelata la riserva
Le nostre Torbiere non sono sempre state una Riserva, anzi. Un tempo, prima che la malaria venisse debellata in Europa, le zone paludose erano considerate come terre improduttive e insalubri, come terre da bonificare e da sfruttare. Solo recentemente, si è compreso il valore di questi ambienti complessi, preziosi scrigni di biodiversità.
La legittimazione dell’importanza conservazionistica della Riserva iniziò intorno agli anni ’70, ma l’anno della svolta fu il 1983: in questo anno è stata inserita nell’elenco delle riserve dalla Regione Lombardia con la Legge Regionale del 30 Novembre 1983, N. 86, all.1 con la denominazione di “Riserva Naturale Regionale Orientata delle Torbiere del Sebino” che garantisce a quest’area uno dei massimi gradi di protezione ambientale possibili in Italia. Nel 1984 inoltre divenne ufficialmente Zona umida di importanza internazionale secondo la Convenzione di Ramsar (“Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale”, 1971).
A partire dagli anni 2000, poi, la Riserva venne inserita nella Rete Ecologica Europea (ReteNatura 2000) ed è oggi riconosciuta anche come Zona Speciale di Conservazione (ZSC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) secondo la Direttiva Habitat (CEE 92/43 e 97/62) e Direttiva Uccelli (79/409/CEE) dell’Unione Europea.
Grazie alle disposizioni e agli allegati di queste direttive, è possibile identificare habitat prioritari e specie protette, da salvaguardare e favorire, al fine di raggiungere gli obiettivi di conservazione e tutela.
Altri strumenti fondamentali per individuare e portare avanti gli obiettivi di tutela sono: il database dei CORINE Biotopes (cliccabile che porta https://www.eea.europa.eu/data-and-maps/data/corine-biotopes) , che identifica e descrive i biotopi di maggiore importanza per la conservazione della natura nella Comunità Europea, e la Lista rossa europea e italiana IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), che valuta la tendenza dello stato di conservazione della biodiversità in relazione al rischio di estinzione delle specie a livello globale, regionale e nazionale.
A livello regionale, poi, troviamo altri due strumenti di riferimento: le “Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea” (L.R. 10/2008) e la Lista nera delle specie alloctone oggetto di monitoraggio, contenimento o eradicazione (L.R.10/2008).