Geomorfologia evoluzione del territorio
I territorio sono in lento ma continuo movimento. Se guardiamo nel passato lontano circa 280 milioni di anni fa nel Permiano, l’ultimo periodi dell’era Paleozoica, la distribuzione dei mari e dei continenti era profondamente diversa rispetto ad oggi; non esisteva il Lago d’Iseo, non esistevano le Alpi, non c’era i Mar Mediterraneo e nemmeno i cinque continenti, ma un solo grande continente denominato “Pangea”, circondato da un immenso oceano: la “Panthalassa”. Il territorio corrispondente all’attuale Sebino si collocava nei pressi di una vasta catena montuosa, la Catena Ercinica.
All’inizio del Triassico invece, circa 250 milioni di anni fa, il mare sommerse la pianura che si era formata in seguito all’l’erosione delle montagne orientali della catena Ercinica e al suo posto si formò un arcipelago di grandi isole. L’acqua era bassa, calda e limpidissima, ideale per la formazione di atolli e di estese barriere coralline e le basse maree mettevano in luce ampie distese sabbiose. Questi antichi ambienti diedero origine, nel tempo, a importanti formazioni rocciose come la Dolomia principale e il calcare di Esino che costituiscono alcune delle più conosciute montagne del lago di Iseo, come la Corna Trentapassi e la parte sommitale del monte Guglielmo.
Il supercontinente Pangea alla fine del Triassico e nel Giurassico, tra 200 e 150 milioni di anni fa, inizio a divideersi con lunghe faglie distensive abbozzando i continenti attuali e, ad occidente dell’attuale territorio Sebino, si aprì un nuovo oceano: l’oceano Ligure Piemontese. L’arcipelago, le barriere coralline e le distese sabbiose che avevano caratterizzato il caldo mare Triassico sprofondarono sotto centinaia di metri d’acqua. Il nuovo mare Giurassico divenne sempre più profondo.
Questo evento è testimoniato, in particolare, da un’importante formazione rocciosa del Giurassico il Calcare di monte Domaro, chiamata comunemente “Medolo”. A fianco delle Torbiere, nel Monte della Madonna del Corno, possiamo osservare una serie ben definita di strati appartenenti a questa formazione all’interno dei quali sono stati rinvenuti numerosi fossili di ammoniti. Lo studio delle ammoniti ha permesso la datazione della roccia a 183 milioni di anni fa. Gli strati rocciosi del Medolo sono serviti per costruire in passato case, chiese e monasteri, come lo stesso monastero di S.Pietro in Lamosa.
Tra 100 milioni e 10 milioni di anni fa, dal Cretaceo al Miocene, in più fasi successive, avvenne la collisione della placca Africana con la placca Euroasiatica. Migliaia di metri di sedimenti che giacevano sul fondo del mare, frammenti di ere geologiche ormai passate, si sollevarono e a poco a poco emersero. Il mare, che per oltre 200 milioni di anni aveva occupato il territorio del Sebino, iniziò a ritirarsi lasciando il posto ad una nuova catena montuosa: le Alpi. Le pieghe delle rocce e le faglie, che si possono facilmente osservare sulle montagne che circondano il lago, testimoniano questo importantissimo evento.
Durante gli ultimi 2 milioni di anni, nel Quaternario, il clima alle nostre latitudini cambiò più volte, dando luogo a quelle che vengono denominate le “ere glaciali”. Il massimo dell’espansione dei ghiacci da noi conosciuto avvenne durante l’ultima glaciazione circa 18.000 anni fa. In quel periodo il versante occidentale del monte Guglielmo era coperto da oltre 1.200 metri di ghiaccio. Circa 12.000 anni fa il ghiacciaio, che per un lungo periodo aveva occupato la valle Camonica e parte della pianura, iniziò lentamente il suo ritiro depositando, nei pressi del lago e in Franciacorta, grossi blocchi rocciosi (i massi erratici) e un’enorme quantità di detriti che consolidandosi determinarono la formazione delle attuali colline moreniche. La loro analisi ci consente di ricostruire estensione, spessore e percorso degli antichi ghiacciai.
Con il ritiro dei ghiacci si formò anche la conca del lago di Iseo che all’epoca era un tutt’uno con la zona delle attuali Torbiere. Il lago aveva due emissari: l’Oglio, nei pressi dell’attuale Sarnico, e il Longherone che proseguiva verso la pianura. In seguito alla diminuzione del livello dell’acqua una collina morenica, alta solo pochi metri, separò e divise la conca del lago dalla conca destinata a divenire la zona paludosa delle Lame delleTorbiere.